Le viti sono costituite da portainnesto (vite americana) e innesto (europeo): ne nascono dei cloni, ottenuti da vivai specializzati, scelti in base ad un obbiettivo enologico di qualità.
I portainnesti sono tutti deboli, a causa del terreno con forte presenza di limo ed argilla, e determinano, in un impianto fitto, un’autoregolazione produttiva (non si produce tanta parete fogliare e la pianta tende a pensare di più al frutto).
Sono state piantate selezioni clonali, fatte in base a delle caratteristiche genetiche ben definite, e massali. Tutti i vigneti possiedono impianto coltivato a guyot monolaterale (un solo tralcio piegato con 6/8 gemme produttive).
Il suolo viene inerbito nel periodo primaverile e lavorato nel periodo estivo per evitare la competizione per l’acqua tra erba e pianta ed impedire la fessurazione del terreno. Viene fatta una semina autunnale a filari alterni di essenze quali la vecia sativa, il pisello proteico e l’orzo zootecnico al fine di migliorare la portanza del terreno, che essendo pesante ha la vocazione di compattarsi, e viene applicato il sovescio quale concimazione naturale grazie alla fissazione nel terreno dell’azoto atmosferico.
La concimazione è molto blanda, comunque post raccolta, ed eventualmente al verde con concimi fogliari mirati. L’irrigazione di soccorso non è necessaria grazie all’ottima capacità di ritenzione idrica del terreno.
In annate piovose la forte baulatura del terreno porta l’acqua superficiale alle scoline esterne le quali scolano l’acqua nei fossi limitrofi.